Shu-Ha-Ri: Come schiantarsi sulle regole ignorando il contesto

shu-ha-ri

Shu-Ha-Ri è una parola giapponese utilizzata nelle arti marziali per indicare il percorso di apprendimento dell’allievo che all’inizio si deve limitare ad imparare ed eseguire ciò che il maestro insegna (Shu), poi una volta assimilate le tecniche apprende i principi e le teorie che le muovono (comprendendo il perché delle cose) e infine crea e muove le sue proprie pratiche.

Alistar Cockburn introdusse questo concetto come modo di pensare l’insegnamento delle metodologie di sviluppo software con la fondamentale idea che è necessario adattare lo stile di insegnamento a dove l’allievo si trova e può comprendere.

Purtroppo troppo spesso questo concetto viene travisato, il consulente Lean Agile (o presunto tale), mandato per guidare la “Digital Agile Lean Transformation”, invece di chiedersi il perché si trova lì e di limitarsi intanto ad applicare lo Shu-Ha-Ri solo all’ insegnamento, va a testa bassa dispensando facili soluzioni dentro iniziative e processi.

Ignorando completamente il contesto, ci troviamo così davanti ad un”Dittatore” con il sacro fuoco che in base all’ “Intanto fate come dico io poi lo capirete” comanda pratiche e metodi di lavoro tra lamentele dei manager e collaboratori che vengono miseramente zittiti quando alzano il capo lamentando “Ma da noi non può funzionare..”, “Ma Io come faccio?! Non posso fare questo passando sopra qualsiasi policy esistente..”.

Si trasforma così l’occasione di apprendimento e assimilazione di una filosofia che al primo posto mette il principio “Inspect & Adapt” in un metodo di lavoro composto da una serie di regole prescrittive che schiantandosi contro il sistema esistente non possono far altro che far fallire i progetti (quando va bene….) o far crollare le organizzazioni gettando le aziende nel Caos, portando così alla facile frase tombale:

Abbiamo provato le Metodologie Lean Agile ma da noi non hanno funzionato

Probabilmente la parola chiave in un contesto di cambiamento sarebbe dovuta essere “SPERIMENTARE“:

  1. Apprendete le pratiche, sperimentatele in contesti piccoli ed protetti misurando il successo o il fallimento (SHU).
  2. Se hanno successo allargate l’impatto dell’esperimento altrimenti fermatevi e provatene un’altra; in ogni caso chieditevi il perché e assimilate i principi che ci stanno dietro. (HA)
  3. Trovate voi la musica che fa parte della vostra colonna sonora: non scendete a compromessi adagiandovi sulle disfunzioni ma sperimentando, ideate e adottate le soluzioni che funzionano nel vostro contesto. (RI)

E voi vi siete mai trovati in questa situazione?

Agile Management: cos’è e i vantaggi che porta nell’organizzazione

Agile management, i benefici per le aziende
Agile management, i benefici per le aziende
Sempre più spesso si sente parlare di “agile management” e di come questo approccio possa portare dei vantaggi nel business. Il suo obiettivo è infatti quello di rispondere in modo efficace ai cambiamenti del mercato e alle esigenze dei clienti.

Cos’è esattamente l’agile management?

agile managementL’agile methodology nasce come filosofia nello sviluppo dei sofware nei primi anni 2000, che poi si è estesa anche ad altri campi e si contrappone al classico modello “a cascata” (waterfall), che  presuppone una sequenza ben definita di azioni da espletare prima della realizzazione di un prodotto finito. Il modello agile invece utilizza tecniche di pianificazione più leggere, adattative e predittive, e una maggiore flessibilità. Incoraggia il lavoro di squadra, l’assunzione delle responsabilità tra tutti i membri di un gruppo di lavoro e l’organizzazione di ognuno di loro.

“L’agile manifesto” si basa su quattro caratteristiche principali:

  • gli individui e le interazioni piuttosto che i processi e gli strumenti;
  • il software funzionante più che la documentazione esaustiva;
  • la collaborazione con il cliente più che la negoziazione dei contratti;
  • rispondere al cambiamento più che seguire un piano prefissato.

In quest’ottica la metodologia agile vuole raggiungere la piena soddisfazione del cliente attraverso la collaborazione di un team impegnato. Una squadra focalizzata sul raggiungimento dei risultati in tempi brevi, con feedback e interazione continua, dove ognuno possa esprimere al meglio le proprie capacità. Con questo approccio è possibile anche abbassare il rischio e contenere i costi.  

Agile management, i benefici per l'aziendaI vantaggi di un approccio “agile

Abbiamo già visto in un precedente articolo quanto sia importante la struttura organizzativa all’interno di un’azienda. Valorizzare i propri collaboratori, coinvolgendoli e facendo loro esprimere il proprio potenziale, è ciò che aiuta a creare un ambiente di lavoro sereno e a ottenere maggiori risultati. L’agile management ha però anche altri benefici. C’è una maggiore attenzione al risultato, dato che l’utente è coinvolto e l’approccio iterattivo accelera sicuramente lo sviluppo. Inoltre la produttività aumenta così come la qualità, dato che i test sono una parte fondamentale di questo sviluppo.

Per poter attuare l’agile management è necessario un forte coinvolgimento delle figure di responsabilità e un cambio anche di mentalità per riconoscere quando è il momento di delegare. Bisogna fare in modo di creare un ambiente che sia davvero collaborativo. Inoltre è necessario riconoscere anche i potenziali rischi: gli utenti finali potrebbero dare continui suggerimenti, mettendo in pericolo il progetto che si sta affrontando. La documentazione potrebbe essere lasciata indietro e riunioni troppo frequenti andrebbero a compromettere i progressi, perché richiedono tempo altrimenti utilizzato per portare a termine il lavoro.

Nonostante possa presentare degli inconvenienti, l’agile management aiuta senza dubbio a creare un prodotto di alta qualità attraverso le iterazioni e, attraverso il processo di feedback costante e risposte rapide, si riesce a raggiungere il successo.

Intelligenza emotiva, i vantaggi per il business

L'intelligenza emotiva è la chiave per avere successo in azienda
L'intelligenza emotiva è la chiave per avere successo in aziendaL’ intelligenza emotiva è la capacità di riconoscere i propri sentimenti e quelli degli altri, di motivare se stessi e di gestire positivamente le proprie emozioni sia interiormente che nelle relazioni sociali. Così l’ha definita Daniel Goleman, psicologo e autore dei bestseller “Intelligenza emotiva” e “Lavorare con intelligenza emotiva”, che l’hanno fatta conscere al mondo.

In un nostro precedente articolo abbiamo già visto la differenza tra QI e QE. Ma quali sono i benefici che si possono acquisire sul lavoro proprio grazie proprio a questa dote?

Intelligenza emotiva, vantaggi per il businessQE, le caratteristiche

Secondo Goleman, l’intelligenza emotiva ha quattro caratteristiche principali:

  • la capacità di motivare se stessi e di continuare a perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni;
  • la capacità di controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione;
  • la capacità di modulare i propri stati d’animo evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare;
  • la capacità di essere empatici e di sperare.   

Alla base dell’intelligenza emotiva ci sono quindi due grandi  competenze: una personale, legata al modo in cui controlliamo noi stessi e una relazionale, legata invece al modo in cui gestiamo le relazioni con gli altri.  In quest’ottica si comprende come un elevato quoziente intellettivo da solo non basti per avere successo nel business. Certo ha il suo peso, ma è necessario essere “competenti” anche da un punto di vista relazionale. Capire meglio se stessi per interagire in modo efficace con gli altri.

L'intelligenza emotiva per gestire meglio il teamIntelligenza emotiva, i vantaggi sul lavoro

Andando ad analizzare le quattro caratteristiche dell’intelligenza emotiva comprendiamo perché sia così importante e rappresenti il requisito fondamentale per un manager di successo.

L’auto-consapevolezza permette infatti di riconoscere i propri punti di forza e di debolezza e l’impatto che si ha sugli altri. Si riescono così a gestire quelle situazioni in cui si rischia di non dare il meglio di sé e di perdere di vista l’obiettivo, riducendo il carico di ansia. Lautogestione è la modalità attraverso la quale si possono controllare e reindirizzare le pulsioni e gli stati d’animo negativi, evitando di essere preda delle proprie emozioni. Conoscersi inoltre aumenta l’efficacia del messaggio che si vuole comunicare ed è utile anche per capire chi si ha di fronte, ciò che vuole trasmettere.

L’empatia, come abbiamo già sottolineato, è quella capacità che permette di comprendere gli altri e aiuta a costruire i rapporti sociali oltre che ad avere successo in vari campi del business. Infine l’intelligenza emotiva è legata anche alla capacità di rialzarsi, trasformando le esperienze negative in insegnamenti.

Puntare sul QE ha quindi innumerevoli vantaggi. È un forte alleato in un processo decisionale e nel problem solving, aiuta a gestire in modo efficace il team, a ispirare i collaboratori e a migliorare in generale la qualità della vita in azienda.

 

Personas: cosa sono e perché sono importanti per il tuo business

personas

Conoscere tutti i propri consumatori sarebbe l’ideale, ciò ovviamente non è possibile ma in nostro aiuto arrivano le ”personas” attraverso le quali possiamo dare un volto ai nostri clienti.

” Un buon marketer vede i consumatori come esseri umani completi, con tutte le sfaccettature proprie delle persone reali.”
                                                                                                                                                                  (Jonah Sachs)

No, non c’è un errore nel titolo, non mi sono sbagliata, volevo scrivere esattamente quello che ho scritto, ”personas”, e non persona o persone…

Bene, allora se non ci sono errori e questo termine è scritto in modo corretto… cosa sono le personas?

Si tratta di ”personaggi” fittizi che vengono creati  sulla base di dati, demografici e comportamentali, che ”impersonano” i tuoi clienti tipo. Per quanto siano immaginari rispecchiano molto la realtà in quanto vengono creati partendo da dati reali.

Lavorare con le personas è l’evoluzione naturale della nota targettizzazione del mercato, rispetto al passato, però, oggi disponiamo di una miriade di informazioni in più.

L’avvento dei social e della tecnologia ha fatto si che con la condivisione ogni giorno si crei un flusso personasdi informazioni inimmaginabile che, opportunamente filtrato, serve su un piatto d’argento il profilo del consumatore tipo.

Basti pensare che anche chi non ha conoscenza alcuna di marketing e di segmentazione del mercato, dal profilo facebook di una qualsiasi persona, a meno che quest’ultima non abbia ”blindato” la propria pagina sotto l’aspetto della privacy, può sapere quali sono i suoi piatti preferiti, le mete di viaggio che ama, che musica ascolta e che genere di film va a guardare al cinema.

Se una persona qualunque riesce ad ottenere tutte queste informazioni, è facile intuire con quale precisione è possibile profilare un ipotetico consumatore tipo avvalendosi di appositi strumenti e tecniche.

Perché è importante definire le personas?

personasGrazie al metodo delle personas, ti sarà più facile comprendere i tuoi clienti, attuali o potenziali. A livello di progettazione dei prodotti o dei servizi che offri già o intendi offrire, riuscirai a predisporre un’offerta mirata a soddisfare le esigenze dei clienti e in alcuni casi, ad anticipare quelle che diverranno tendenze di successo in futuro.

Sotto l’aspetto della comunicazione, potrai creare contenuti personalizzati sulla base dei gusti, delle preferenze di acquisto e del carattere delle diverse tipologie di utenti. Creare le personas, a livello operativo, ti permetterà di:

  1. Definire al meglio il tuo piano marketing allocando le risorse in campagne mirate che ti garantiranno un maggior tasso di conversione;
  2. Riallocare e gestire in ottica funzionale le risorse umane componenti il tuo team;
  3. Individuare il linguaggio che le tue personas usano e utilizzarlo a tua volta per parlar loro in una lingua comune;
  4. Segmentare in modo accurato il tuo database dei contatti e avvalertene per l’email marketing;
  5. Progettare una linea editoriale mirata da seguire sul blog/sito aziendale.

Come creare delle personas?

Affinché l’impiego del metodo delle personas possa esserti davvero utile, il profilo dei clienti va sviluppato in modo accurato, sulla base di informazioni reali, attendibili e approfondite.

I dati che utilizzerai dovranno essere dati reali e aggiornati. L’impiego che ne farai dovrà rispettare i criteri dell’inferenza statistica ma non solo, dovrai essere capace di cogliere quelle sfumature che sfuggono alle regole dei grandi numeri.

Sì, ma come?

Nel prossimo articolo parleremo proprio delle tecniche e degli strumenti utilizzati per definire le personas…

Stay tuned!

 

Team Building: la formazione del team

Investire sulla formazione del proprio team come strategia vincente per creare valore in azienda

Nel precedente articolo abbiamo evidenziato l’importanza che riveste la selezione delle risorse componenti il team di lavoro e il cambiamento, a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, in merito alle skills richieste. Una volta che il team è composto é necessario investire in formazione affinché possa lavorare e interagire bene insieme. Affinché ciò sia possibile, i membri del team devono desiderare di esser parte della stessa squadra. Il termine ”desiderare” esprime alla perfezione ciò che dovrebbe accadere, ogni membro del team dovrebbe sentire liberamente la voglia di essere parte di un qualcosa di più grande, sentirsi parte del gruppo all’interno del sistema impresa. Imporre la coesione del gruppo non porta da nessuna parte, il manager o responsabile delle risorse umane dovrebbe favorire il dialogo, le occasioni d’incontro tra i componenti del gruppo anche non strettamente connesse all’attività lavorativa e far così in modo che liberamente si crei un rapporto.

La formazione di un gruppo di lavoro è un momento cruciale dell’organizzazione aziendale, il team costituisce la spina dorsale dell’impresa. Ogni membro del team, contribuisce con il proprio bagaglio di esperienza e competenza, a creare valore per l’impresa, condividendo il proprio sapere per raggiungere gli obiettivi aziendali. Pertanto è necessario gestire al meglio le persone facendo in modo che le diverse skills individuali si integrino ai fini della creazione del valore.

Il team si caratterizza sotto diversi aspetti, strettamente collegati alle esigenze dell’organizzazione, in base ad esse il team può essere

  • un team di progetto, il cui obiettivo è la gestione di progetti innovativi, di ricerca e sviluppo o da svolgere per rivenderli sul mercato. Il team di progetto si occupa in alcuni casi anche di gestire le fasi di transizione e cambiamento delle dinamiche interne all’azienda che si trova ad affrontare nel suo ciclo di vita;
  • team funzionale, le cui funzioni e ruolo sono assegnate dall’organizzazione aziendale;
  • team interfunzionale, composto da membri che si occupano generalmente di funzioni diverse all’interno dell’organizzazione e che riescono a presidiare aree multidisciplinari. In questa tipologia di team le dinamiche sono più complesse rispetto agli altri.

Ogni tipologia di team richiede azioni formative diverse, seppur tutte con il medesimo denominatore che riguarda la  coesione interna. Riuscire a formare un team collaborativo e improntato alla condivisione permette di ridurre i tempi per pervenire a una soluzione, fornire iniezioni di creatività e favorire l’apprendimento reciproco tra i diversi membri.

I manager che vogliono rendere la propria azienda competitiva e di valore non possono esimersi dall’investire in formazione, in loro soccorso come supporto per la formazione del team, esistono vari percorsi volti  a ”formare il formatore”. Con il team coaching è possibile imparare a pensare ed agire secondo una visione complessiva del team, spostando l’attenzione dal singolo al gruppo, la cui forza consiste proprio nell’essere un team coeso che sa lavorare insieme.

 

 

 

 

 

Team building – La creazione di un team di successo

team building

Investi nel team bulding! Costruire un valido gruppo di lavoro è fondamentale per creare valore di lungo periodo per la tua impresa.

Del team building, in tempi recenti, si sente parlare sempre più spesso. Le aziende hanno cambiato la loro concezione delle persone, passando da un approccio basato sulle competenze del singolo collaboratore  a una visione di insieme del gruppo di lavoro. Il team bulding si occupa proprio di questo, è infatti  un insieme di attività formative nell’ambito del people management che mirano alla creazione di un gruppo che raggiunge il massimo valore nel suo insieme, in modo coordinato e integrato.

All’interno dell’impresa, nella quotidianità lavorativa o nella gestione di un progetto specifico è ormai assodato che la somma delle competenze delle persone esplicate in modo unitario supera nettamente il beneficio derivante dalle qualità professionali del singolo collaboratore.

Se in passato ci si focalizzava solo ed esclusivamente sulle skills dell’individuo, e si analizzava il curriculum   seguendo  schemi rigidi di valutazione, oggi, invece, anche se il CV resta il punto di partenza si va oltre alle sole competenze professionali esplicitate nel curriculum, si valuta anche l’intelligenza emotiva. Si cerca di carpire le attitudini dell’ ipotetico collaboratore, per cercare di comprendere se sarà in grado di portare valore aggiunto al team. Del resto, come per un ingranaggio così per un’organizzazione aziendale, è necessario che il singolo componente sia forgiato a regola d’arte ma deve essere in grado di girare e incastrarsi con gli altri alla perfezione affinché il meccanismo funzioni.

formazione team di lavoroE’ palese che affinché si possa raggiungere l’obiettivo di costruire un team coeso e capace di creare valore, all’interno dell’impresa è necessario investire tempo e risorse. Fare team building non è così semplice come si possa pensare, formare un team capace di lavorare bene insieme, nonostante diversità di competenze e carattere di ogni collaboratore richiede temperamento, intuizione e qualità di coordinamento.  Tutto il lavoro che richiede il team building viene ripagato però dalla creazione di valore di lungo periodo per l’impresa, e il team creato riuscirà a far fronte alle problematiche aziendali anche in momenti di forte stress o di crisi.

Al contrario, se non si investe nella costruzione del  team, in momenti in cui l’azienda versa in cattive acque è destinata a soccombere. Un team che manca di coesione non riuscirà a far fronte agli intoppi che l’azienda potrà trovare nel suo percorso di crescita.

Chi si occupa della creazione del gruppo di lavoro, dovrà riuscire a far emergere il massimo delle potenzialità di ognuno dei membri. L’attività di team building non deve però essere svolta una tantum, ossia non deve morire appena terminata la scelta dei collaboratori inseriti nel team ma deve essere un’attività costante e continuativa nel tempo. Solo così si potranno ottenere ritorni positivi e le azioni intraprese saranno performanti.

coesione teamPer favorire la coesione del team, il manager, leader o responsabile delle risorse umane è bene che oltre a favorire la collaborazione durante le ore canoniche di lavoro, si attivi anche con altri interventi di tipo ludico-ricreativo. Giornate di formazione seguite da cene aziendali, attività sportive o musicali sono l’ideale. I collaboratori avranno la possibilità di fare ”squadra” al di fuori e all’interno del contesto lavorativo.

Seppur debba esserci una certa omogeneità affinché il gruppo possa lavorare bene, fare una buona attività di team building significa riuscire a valorizzare le competenze del singolo, nella loro diversità, all’interno del team. Lavorare sulla creazione del team è un investimento che ripaga nel lungo termine ma ne vale assolutamente la pena. Le aziende moderne non possono non investire nel team building se vogliono creare valore e vantaggio competitivo.

 

Tecniche e rilevanza del Fast Prototyping

Fast prototyping la svolta nella prototipazione per le aziende innovative

Fin dai tempi antichi, l’ingegno e la progettazione da parte di inventori e disegnatori si è servita di un piano bidimensionale per rappresentare, valutare e comunicare all’esterno le proprie idee prima di realizzarle. Nonostante i pochi mezzi a disposizione che avevano nell’antichità, dove compasso e pergamena erano gli unici strumenti, gli inventori del passato sono riusciti a realizzare opere fantastiche sicché non si riesce neanche ad immaginare cosa avrebbero potuto ottenere avendo ausili più evoluti come quelli contemporanei!
Per quanto si potesse essere accurati, il progettista che lavora su due dimensioni non ha mai la certezza assoluta che ciò che realizzerà sarà fedele all’idea originale, non riesce a vedere la propria creazione se non dopo un lungo lavoro per passare dal disegno alla realizzazione pratica.

Il fast prototyping permette di oltrepassare la barriera posta dal piano bidimensionale e permette di trasformare un ”disegno” in un oggetto solido che è possibile toccare con mano.

Quando la prototipazione rapida è giunta all’orecchio dei comuni mortali, in realtà, aveva fatto il suo ingresso negli ambienti scientifici e industriali già molto tempo prima. In una puntata della nota serie televisiva Grey’s Anatomy due delle protagoniste principali si contendevano l’uso di una stampante 3D da utilizzare per creare vasi sanguigni artificiali. La finzione televisiva non è poi così lontana dalla realtà e quella puntata aprì gli occhi sull’evoluzione tecnologica  a cui siamo giunti al grande pubblico.

Come funziona il fast prototyping?

Partiamo col fornire una definizione un po’ più formale del fast prototyping…

Il fast prototyping o rapid prototyping è una tecnologia mediante la quale è possibile produrre oggetti in 3D  in tempi di gran lunga minori rispetto ai metodi tradizionali manuali. In termini di tempo parliamo di giorni/ore rispetto a settimane/mesi necessari con le vecchie metodologie. La creazione degli oggetti avviene mediante l’utilizzo di sistemi CAD da cui si parte per  la costruzione dei modelli fisici  3D,  attraverso uno sviluppo strato dopo strato.

Il pioniere di questa tecnologia fu Charles W. Hull nel 1982 con la 3D System Inc. che creò il primo apparato per la stereolitografia, la SLA-1. Numerosi studi e ricerche sono state condotte nel tempo e hanno portato allo sviluppo di tecnologie più innovative (SLS – Selective laser sintering; FDM – Fused deposition modelling; LOM – Laminated object manufacturing).

Le nuove tecnologie sviluppate hanno destato molto interesse e stupore e negli anni sono state sempre più migliorate riducendo i tempi di lavorazione, ottenendo finiture migliori degli oggetti realizzati e resistenza dei prototipi. Al giorno d’oggi seppur il fast prototyping non è applicabile a tutti gli ambiti e presenta ancora dei limiti, siamo ad un punto in cui le macchine sono di facile utilizzo, rapide e garantiscono prototipi ottimali in termini qualitativi e di precisione. Ciò permette alle aziende industriali di ottenere un beneficio notevole, in un mercato che si sviluppa molto velocemente disporre di questa tecnologia è estremamente importante per le imprese.

Dove può essere utilizzato il fast prototyping e i suoi benefici

La naturale collocazione di questo metodo di prototipazione è in contesti industriali, presso aziende di design, automotive, elettrodomestici e anche in area sanitaria ad esempio nell’odontotecnica o l’ortopedia, ma gli ambiti di applicazione sono illimitati. I prototipi possono essere utilizzati per i test di design e di resistenza, con la tecnica del fast prototyping è possibile avere modelli in meno tempo rispetto ai concorrenti e anticipare l’uscita sul mercato di un nuovo prodotto e con minori costi.

 

 

Lavoro agile: smart working amico della flessibilità

Un congruo compromesso tra lavoro e vita privata esiste? Si, lo smart working!

Le nuove tecnologie, già a partire dagli anni ’70, hanno consentito e favorito lo sviluppo del telelavoro, inteso come prestazione lavorativa fornita da un luogo diverso dalla sede aziendale, di norma corrispondente al domicilio del lavoratore. Da un po’ di anni a questa parte una nuova terminologia sta prendendo piede: lo smart working.  Di cosa si tratta in realtà? Coincide forse con l’ormai noto telelavoro e ad essere diverso è solo il nome che gli si da? Non esattamente…

Lo smart working rappresenta l’evoluzione concettuale del telelavoro. Recentemente regolamentato, lo smart working nasce con lo scopo di incrementare la competitività e conciliare in modo ottimale vita privata  e lavorativa del dipendente. Si realizza tramite accordo contrattuale tra le parti che ne definiscono modi e tempi di attuazione, il monte ore necessario e l’orario di lavoro. A differenza del telelavoro che prevede quale sede dove effettuare la prestazione lavorativa l’abitazione del lavoratore, lo smart working non prevede una postazione fissa. Il lavoratore può svolgere le sue mansioni ovunque egli voglia entro i limiti orari della sua giornata lavorativa così come concordato tra le parti e nel rispetto dei dettami dei contratti collettivi nazionali.

La regolamentazione dello smart working ha inoltre  introdotto il ”diritto alla disconnessione”, l’accordo scritto tra le parti deve prevedere infatti anche i tempi di riposo del lavoratore, e la struttura organizzativa e tecnica deve essere predisposta affinché possa permettere al lavoratore di disconnettersi in sicurezza. 

Per quanto riguarda il corrispettivo, è previsto che  lo smart worker abbia diritto  allo stesso trattamento economico dei lavoratori che prestano il proprio lavoro in sede.  Per i primi, però, svolgendo la loro prestazione al di fuori dei locali aziendali le modalità di esecuzione delle mansioni sono diverse come diverse sono le sanzioni disciplinari in caso di condotte differenti da quelle previste per ogni categoria di lavoratore.

 

Seppur per l’azienda lo smart worker implica l’investimento in strumenti per la comunicazione e la collaborazione, oltre a uno stipendio pari a quello percepito dai lavoratori in sede, sussistono delle utilità non indifferenti. L’azienda infatti riesce  a ridurre i costi dei luoghi fisici proporzionalmente al numero di dipendenti che lavorano in formula smart working. Inoltre, da alcune indagini effettuate mediamente gli smart workers tendono a lavorare più ore rispetto ai colleghi in sede. Più che portarsi il lavoro a casa, gli smart workers portano la casa a lavoro e questo ha un doppio effetto. Se il lavorare da casa li spinge a lavorare di più per dimostrare che riescono a lavorare bene e di meglio rispetto ai lavoratori in sede, il loro maggior sforzo è premiato dall’essere a casa, ma non solo, possono infatti lavorare seduti su una panchina in un parco, in un internet cafè  o dove meglio aggrada al lavoratore ottenendo così un notevole incremento della qualità della vita e non dimentichiamo che evitano in questo modo l’ansia, di Fantozziana memoria, di non riuscire a timbrare il cartellino in tempo e non perdere il tram o la metro affollatissima!

Intelligenza Emotiva: requisito essenziale per il manager di successo

Perché l’intelligenza emotiva è più importante del QI

” La leadership implica la capacità di stimolare l’immaginazione delle persone e di ispirarle così da spingerle nella direzione desiderata. Per motivare e guidare gli altri, ci vuole qualcosa di più del semplice potere.” (Daniel Goleman)

Negli ultimi decenni, abbiamo assistito all’affermarsi di un nuovo metodo di valutazione dell’intelligenza delle persone. Se in passato il test del quoziente intellettivo era l’unico sistema standardizzato per misurarla, oggi si sta affermando una nuova forma di intelligenza che il test del QI non è in grado di valutare: l’intelligenza emotiva (QE).

QE vs QI: le differenze

QI indica il quoziente intellettivo che viene calcolato attraverso appositi test ed esprime l’intelligenza di una persona, tenendo conto della sua età anagrafica e mentale. Ad esempio se un bambino di 7 anni, risponde al test come la maggioranza dei suoi coetanei avrà un punteggio che lo colloca tra coloro con QI nella media. Se invece, risponde al test come mediamente risponderebbe un bambino di 10, il suo quoziente intellettivo sarà più alto rispetto alla media e ne deriva che il bambino è dotato di intelligenza superiore. A livello empirico sembra che chi ha un QI più alto avrà una carriera accademica brillante e sarà in grado di guadagnare di più rispetto a chi ha un QI più basso.

Con QE si indica l’intelligenza emotiva, che consiste  nella capacità degli individui di captare, controllare e esprimere emozioni. Avere un alto QE non implica avere anche un alto QI e viceversa, in questi casi quale è importante privilegiare per una valutazione dell’intelligenza della persona? A livello nozionistico, per quanto riguarda conoscenze strettamente tecniche e accademiche, il QI batte il QE nella vita pratica e soprattutto in ambito professionale chi presenta una maggiore intelligenza emotiva riesce ad ottenere migliori risultati. La spiegazione è da ricercarsi nella maggiore consapevolezza che tali persone hanno di se stessi e per tanto hanno maggiore controllo sulle proprie azioni, presentano maggiore motivazione e empatia verso gli altri. ììSono più consapevoli di se stessi, più in grado di regolare le loro azioni, sono in grado di gestire meglio la responsabilità, sono motivati e hanno empatia per gli altri.

intelligenza emozionale

Al manager del passato non erano richieste abilità a livello emotivo, era sufficiente che elaborasse le strategie, impartisse ordini e si assicurasse che venissero eseguiti. Tra i test che il manager sosteneva per divenire tale affrontava anche quelli basati sul QI, alla ricerca di relazioni logiche e conti da far tornare. Oggi non basta più, il lavoratore è innanzitutto persona, e le persone sono fatte di emozioni. Se il manager non riesce a leggerle e comprenderle resterà al vertice di un circuito di cui vede solo la copertura esterna ma non riesce ad accedervi internamente e diventarne parte. Attualmente le aziende, in buona parte, vedono ancora al comando ”analfabeti emozionali”, che non riescono a cogliere l’importanza delle relazioni, emozioni e empatia all’interno dell’azienda, al fine di lavorare in armonia e con maggio rendimento.

Work-life balance: perché è importante investire in questo modello

L’innovazione aziendale parte dall’interno, il benessere dei propri dipendenti è un elemento essenziale. Rendi eccellente la tua azienda con il work-life balance.

Con il termine work-life balance si indica l’equilibrio, spesso alquanto utopico in Italia, tra lavoro e vita privata.

Rispetto alle  altre nazioni europee e del resto del mondo, il nostro paese ha ancora molta strada da percorrere prima che i lavoratori italiani siano in grado di conciliare in modo appropriato carriera e ambizioni professionali con la propria vita  privata. Ai dipendenti, in un contesto come quello attuale caratterizzato da instabilità lavorativa ed economica, vengono richiesti sempre maggiori sacrifici. Lo sforzo richiesto ai dipendenti è da intendersi  sia in termini di numero di ore lavorate sia in termini di coinvolgimento cognitivo, per questo motivo i lavoratori si vedono spesso costretti a rinunciare alla propria vita privata in funzione del lavoro.

Si innesca un circolo vizioso nel quale sembra che non possano coesistere lavoro e famiglia per chi si affaccia al mondo del lavoro che, dopo aver investito anni in studi universitari e master di perfezionamento, alla soglia dei trent’anni, si trova  a dover scegliere tra carriera e vita privata. Attualmente il mondo del lavoro offre contratti a termine e aleatori ai lavoratori, richiedendo loro un alto grado di flessibilità, tutto ciò gli impedisce di fare progetti a medio-lungo termine ed è palese che in questo contesto per un giovane metter su famiglia diventa un’ardua sfida caratterizzata da un rischio notevole. Se per un lavoratore di sesso maschile la situazione è già di per se complicata, per le donne intorno ai trenta diventa quasi impossibile inserirsi nel mondo del lavoro o avere quella posizione stabile che la loro età richiederebbe. Lo spettro della maternità fa molta paura ai datori di lavoro e alle stesse lavoratrici che, purtroppo, sanno che si troveranno a scegliere tra il desiderio di maternità e il lavoro.

Nel 2016 il Parlamento europeo ha votato a Strasburgo  la risoluzione “Creating labour market conditions favourable for work-life balance” (Creazione di condizioni del mercato del lavoro favorevoli all’equilibrio tra vita privata e vita professionale). Il titolo della risoluzione è immediatamente intuitivo in merito a quelli che sono i contenuti, e se l’argomento è arrivato ad essere votato in commissione europea la sua rilevanza è evidente. Il parlamento europeo ha sancito che l’equilibrio tra lavoro e vita privata è un ”diritto” del lavoratore il che ne fa un dovere per le aziende. Fino all’anno scorso, per un’azienda investire nel work-life balance era un di più, oggi è quasi un atto dovuto.

I cambiamenti nei modelli di lavoro hanno segnato la linea di demarcazione tra aziende eccellenti e aziende non al passo con i tempi. Le prime hanno sviluppato diversi sistemi e programmi mirati alla cura dei propri dipendenti e per le loro famiglie mediante il welfare aziendale. Assicurazioni sanitarie, asili nido e altri servizi utili al lavoratore al fine di conciliare lavoro e vita privata.

Se il mondo del lavoro, nell’ottica del lavoratore, è caratterizzato da precarietà,  per l’azienda, invece, il problema è riuscire avere ad avere collaboratori validi. Lavorare in un’azienda che offre il welfare fa gola a molti, bravi e meno bravi, tra questi molti  ci sono anche ” le eccellenze” però… ed è bene non lasciarsele scappare. Il lavoratore molto qualificato è corteggiato dalle aziende  e offrire dei servizi a livello di welfare è sicuramente un incentivo affinché tra le varie proposte ricevute scelga proprio la tua azienda.

Dove è presente un modello ispirato al work-life balance, i dipendenti rendono di più, sono più sereni sul posto di lavoro e fuori dall’ufficio, più aperti al dialogo e alla collaborazione, di tutto ciò, di riflesso, ne trae beneficio anche l’impresa.

Inoltre, l’impresa che avvia un programma mirato al fine di garantire un’esistenza pacifica tra vita privata e lavoro, lancia un segnale anche all’esterno. L’impresa sta in pratica comunicando la sua solidità, l’accortezza verso i propri dipendenti e sta inoltre dimostrando di essere evoluta e innovativa, tutte cose che  fornitori e clienti apprezzano.