Employee Engagement: cos’è e perché è importante per la tua azienda

Employee Engagement

La percezione che il dipendente ha del proprio ruolo all’interno del team, ottenuta attraverso la definizione di obiettivi chiari e il rilascio di feedback regolari e costruttivi, incrementa la fiducia e l’impegno che il collaboratore infonde nello svolgimento del proprio lavoro.

L’employee engagement misura il coinvolgimento del dipendente nell’espletare il proprio lavoro. L’interesse che il lavoratore ha per la propria mansione e per l’azienda incide in modo diretto sulla sua capacità di contribuire alla realizzazione degli obiettivi aziendali.

Il coinvolgimento del dipendente aumenta in relazione alla percezione del proprio ruolo all’interno dell’impresa. Un dipendente che si sente parte dell’azienda in modo completo e attivo, riuscendo a comprenderne in pieno gli obiettivi risulterà più motivato e, a parità di competenza nella mansione, più produttivo ed efficiente rispetto a un dipendente che si sente ”estraneo” alla mission aziendale.  Oltre all’ambiente professionale in senso stretto, l’employee engagement è influenzato anche dal necessario equilibrio tra vita lavorativa e privata.

Riuscire a coinvolgere efficacemente i propri dipendenti migliora le loro performance il che si traduce in un beneficioEmployee Engagement qualitativo ed economico per l’impresa. Se il dipendente è soddisfatto della propria vita professionale e si sente ”legato” all’impresa in cui lavora tendenzialmente non cerca alternative lavorative esterne e ciò permette di diminuire il turn over che, come ben sappiamo, se è elevato non è un buon indice per l’impresa.

Employee Engagement: solo riflessi positivi, anche non scontati

Attivare politiche di employee engagement ha un riflesso positivo anche su aspetti che a un primo sguardo non sembrano essere direttamente collegati, ad esempio: la customer satisfaction, la capacità di innovare e l’adattabilità ai cambiamenti, oltre a un tasso di assenteismo molto basso.

Il lavoratore che si sente parte dell’impresa tratta il consumatore come un ”proprio” cliente e cerca di soddisfarlo in pieno e prevenire le sue necessità. In un clima lavorativo sereno l’innovazione sarà accolta di buon grado in quanto non ci sarà il timore di uno stravolgimento lavorativo e il cambiamento avverrà senza contrasti.

Per riuscire a coinvolgere il dipendente è necessario lavorare sulla trasparenza aziendale, fornire obiettivi chiari e non utopici, incrementare la comunicazione all’interno dell’impresa facendo comprendere pienamente la mission aziendale.

L’impresa deve inoltre garantire l’uguaglianza nel trattamento economico relativo alla figura professionale senza attuare differenze di genere. L’assenza di disparità nelle retribuzioni sembra un concetto assodato, purtroppo, in realtà, esiste ancora in tante imprese. Inoltre è necessario creare opportunità di formazione e definire uno schema chiaro sugli step da seguire per gli avanzamenti di carriera.

L’impresa, infine, deve essere in grado di creare un dialogo con i propri dipendenti, ascoltarli e permettere il confronto costruttivo, deve riuscire a comprendere le esigenze dei propri collaboratori e, nei limiti del possibile, essere disponibile a dimostrare, a sua volta, una certa flessibilità, caratteristica che sempre viene richiesta al lavoratore.

 

 

 

 

 

Open Innovation: come rendere competitiva la tua impresa

open innovation

L’innovazione digitale è fondamentale per sperimentare nuovi approcci e metodi operativi all’interno dell’azienda. In alcuni casi, per ottenere un vantaggio competitivo è importante che l’impresa apra le porte a contributi innovativi provenienti dall’esterno, ossia, alla cosiddetta open innovation.

L’open innovation rappresenta un modello innovativo da seguire per le imprese che vogliono accrescere il proprio valore ed essere competitive in mercati sempre più complessi e in continua evoluzione.

Per quanto valide possano essere le idee proposte dai collaboratori interni all’azienda, il personale interno rappresenta un insieme limitato. Per le imprese di nuova generazione è importante non precludersi la possibilità di attingere a competenze esterne.

In particolare, idee innovative e nuove tecnologie possono provenire da collaborazioni con startup innovative, studenti universitari e enti di ricerca, nonché da consulenti esterni di società di sviluppo software. Gli incubatori di impresa favoriscono la crescita aziendale sia attraverso concrete risorse innovative sia mediante la rete di contatti che si viene a creare.

open innovationL’open innovation produce molteplici effetti benefici sulle performance aziendali. Innanzitutto favorisce la riduzione dei costi e i tempi di attuazione legati all’avvio di progetti e processi innovativi.

Il mercato cambia velocemente e, spesso, a fronte di lunghi tempi per lo sviluppo innovativo l’effettivo utilizzo della tecnologia sviluppata risulta alquanto limitato dall’introduzione di nuovi strumenti tecnologici.

Grazie all’open innovation si possono sfruttare strumenti già in fase di sviluppo riducendo i costi e i tempi di realizzazione.

L’open innovation, inoltre, può rappresentare un nuovo settore in cui creare un business redditizio, nel quale l’impresa fa dell’intermediazione tra startup innovative e imprese tradizionali il proprio core business.

Ricorrere all’open innovation riduce notevolmente il rischio tecnologico e il rischio di mercato, entrambi presenti quando si sviluppa un’idea innovativa in un contesto complesso e mutevole come il mercato tecnologico attuale. I rischi sostenuti dall’impresa, in termini economici, saranno limitati all’investimento per acquisire o sfruttare le idee innovative e gli strumenti tecnologici sviluppati all’esterno.

Infine, tramite l’open innovation si avranno a disposizione tecnologie e innovazioni frutto di un’alta specializzazione, in diversi ambiti. Per ogni esigenza che l’impresa possa avvertire non ci sarà più bisogno di costituire un team interno apposito, formarlo e attendere il tempo di sviluppo del prodotto/processo quando quest’ultimo non attenga al core business aziendale. In sostanza, l’open innovation presenta gli stessi benefici che l’outsourcing apporta per i processi ”di contorno” all’attività caratteristica dell’impresa.

L’open innovation può essere attuata attraverso accordi tra aziende, mediante  hackathon open innovationl’acquisizione di startup innovative, costituendo partnership con centri di ricerca e business incubator o università.

Uno dei sistemi più interessanti degli ultimi tempi sono i cosiddetti hackathon. Si tratta di vere e proprie gare di programmazione e innovazione, in cui le imprese chiedono a gruppi di programmatori e innovatori di sviluppare soluzioni innovative e programmi in un tempo molto breve che va da 24 ore a una settimana.

 

Change Management Process – Gli step da seguire per attuare con successo un processo di cambiamento

cahange management process

change management

“Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare.” (Winston Churchill)

In un precedente articolo abbiamo affrontato la tematica del processo di gestione dei cambiamenti all’interno di un’impresa e la necessità di cambiare ed evolversi per riuscire a stare al passo con i tempi, mantenendo salda la propria presenza sul mercato.

Un’organizzazione è costantemente in evoluzione. Il cambiamento può essere causato dall’avvento di nuove tecnologie, innovazioni  di processo o di prodotto, oppure dal dover riorganizzare i servizi offerti alla clientela; in ogni caso, intervenire attivamente è necessario per la crescita e la redditività aziendale. É dunque fondamentale riuscire a gestire i cambiamenti in modo efficace cercando di ridurre al minimo, nella fase di transizione, l’impatto ”sconvolgente” sul team e sulle attività aziendali.

Step essenziali del change management process

Indipendentemente dalla tipologia di cambiamento perseguito, è necessario:

1. Porsi chiari obiettivi da raggiungere

Un processo di cambiamento non è quasi mai breve e indolore. Avere ben chiaro sin dall’inizio cosa effettivamente vada migliorato, ossia l’obiettivo finale del processo, è fondamentale. Ciò permette infatti di identificare e allocare le risorse, economiche e umane, necessarie al raggiungimento dello scopo.

2. Pianificare il change management process

Una roadmap che traccia il percorso da intraprendere con i vari step del change management fino al processo di cambiamentoraggiungimento dell’obiettivo è essenziale per poter procedere nelle lunghe fasi del percorso. Il processo di cambiamento deve avere degli step chiari e obiettivi intermedi misurabili per poter verificare l’effettivo avanzamento del processo.

3. Allocare le risorse finanziare e individuare il team 

Nell’ambito del processo di pianificazione, l’identificazione delle risorse e le fonti di finanziamento sono elementi cruciali. Potranno essere necessari nuovi strumenti software che richiederanno, oltre ad un investimento in termini finanziari, anche un impegno in termini di formazione. Ad esempio, si pensi all’implementazione di un nuovo software gestionale, sarà necessario prevedere delle sessioni formative per il personale che andrà ad utilizzare il nuovo software senza che ciò blocchi le normali attività aziendali.

4. Comunicare efficacemente

Identificare, pianificare, integrare ed eseguire un buon piano di gestione dei cambiamenti dipende da una comunicazione efficace. All’interno dell’impresa alcuni team sono già costituiti, il cambiamento può portare uno scombussolamento dei ruoli e delle mansioni e richiedere la formazione di nuovi gruppi di lavoro. Si dovrà far in modo di preparare i collaboratori in modo tale che il cambiamento non generi frustrazioni e incompresioni.

5. Gestire la resistenza,  i rischi di bilancio e riconoscere i meriti del team

Di fronte ad ogni cambiamento è fisiologico incontrare delle resistenze da processo di cambiamentoparte del personale e anche da parte dei vertici aziendali. Il cambiamento spaventa, da sempre si accompagna a nuove opportunità ma, d’altro canto, anche a insicurezza. La resistenza va superata cercando di anticipare il rischio ed essendo pronti ad affrontare eventuali eventi negativi che possano generarsi. Infine, il team, concluso il processo, deve vedersi riconosciuto i propri meriti in modo tale che i prossimi cambiamenti vengano accolti con meno resistenze e più entusiasmo.

 

Change Management Process – L’articolato percorso verso il cambiamento

change management

Un’organizzazione rigida delle funzioni aziendali si è rivelata essere spesso fallimentare. Operare un cambiamento, in molti casi, non è però una scelta, sono le circostanze ad imporlo. In altri contesti si tratta invece di un cambiamento programmato al fine di incoraggiare la crescita aziendale e il miglioramento. In entrambi i casi, sembra, però, che la scelta di cambiare non sia effettivamente una scelta libera, ma un passo obbligato per la sopravvivenza o il successo dell’impresa.

Sconvolgere un sistema collaudato di gestione e avventurarsi nelle acque agitate dell’innovazione non è di sicuro agevole. Bisogna progettare il processo di trasformazione tenendo conto che spesso  cambiamenti rilevanti hanno un tempo di attuazione fisiologico, che avviene in maniera lenta e programmata.

Generalmente, quando il management propone dei cambiamenti in azienda, questi ultimi non vengono accolti con entusiasmo né dai vertici aziendali né dal personale. Il timore della proprietà è quello di dover trovare fondi per finanziare le innovazioni, che siano di processo, prodotto o organizzative. Per quanto riguarda il personale, i cambiamenti più temuti sono di tipo organizzativo o legati alle innovazioni tecnologiche.

Per alcuni collaboratori dover acquisire nuove conoscenze, ad esempio l’utilizzo di nuovi software, o ritrovarsi in nuove formazioni lavorative  dovendo ricominciare da zero a lavorare sull’affiatamento del team sono motivi di rimostranze. Il management in questi casi dovrà essere in grado di dimostrare la validità che il processo di cambiamento apporterà in azienda, evidenziandone i benefici ma senza nascondere che il percorso di cambiamento non sarà immediato e richiederà impegno da parte di tutti i livelli aziendali.

Il Change management process

L’approccio alla gestione del processo di trasformazione, tendenzialmente, si sostanzia attraverso la pianificazione piuttosto che come reazione alla sfida che un cambiamento organizzativo rappresenta.

La gestione dei cambiamenti si è evoluta negli ultimi anni  attraverso veri e propri modelli, al fine di ammorbidire l’impatto della modifica di processi e piani di gestione sulle organizzazioni.

I modelli di gestione dei cambiamenti sono stati sviluppati in base alla ricerca e alle esperienze maturate nei processi di gestione del cambiamento. La maggior parte di questi modelli permettono di sviluppare processi di trasformazione che possono essere applicati sia all’organizzazione aziendale sia alla crescita personale dell’individuo.

Affinché un modello di gestione del cambiamento sia efficace, deve avvalersi di idonei strumenti di supporto. Tali strumenti vengono sviluppati generalmente all’interno del team di gestione e dagli stakeholder coinvolti nel processo.

Generalmente è necessario sviluppare una roadmap del processo, riuscire a valutare l’avanzamento a fasi intermedie attraverso misurazioni ed analisi, prevedere percorsi di miglioramento futuro.

Non esiste una soluzione ”giusta”, un modello perfetto di gestione del cambiamento che possa essere perfetto per ogni tipologia di processo ma con la ricerca, l’esplorazione e la pianificazione delle risorse, è possibile strutturare una strategia di gestione ad hoc per ogni impresa.
In un prossimo articolo vedremo quali sono gli step essenziali per strutturare con successo un processo di cambiamento.

Empatia, l’arma vincente del tuo business

Jeff Gothelf, da più di vent’anni coach e team leader, scrive così  dell’empatia sul suo sito “Perception is The Experience”: “Esci dal tuo spazio, dal tuo ufficio o co-working. Incontra i tuoi clienti, chiedi loro come si sentono. Ascoltali e loro lo sapranno. Li ritroverai nei tuoi prodotti e servizi.”

Con una serie di esempi descrive quella capacità di immedesimarsi in un’altra persona e comprenderne immediatamente lo stato d’animo. Un aspetto divenuto ormai cruciale, non solo per la vita lavorativa in azienda e per uno storytelling efficace del brand, ma anche per relazionarsi con i propri clienti. Dall’empatia infatti possono scaturire tutta una serie di opportunità e benefici.

Empatia: ascolto e comprensione

Empatia come punto di forza Ogni imprenditore pensa che il suo prodotto sia il migliore e che abbia tantissime qualità per arrivare al successo. Ma questo è, appunto, il punto di vista di chi fa business, non di chi decide di acquistare quell’oggetto o servizio. Capire le motivazioni dei propri clienti e le emozioni che li spingono a scegliere proprio il tuo brand è la chiave per distinguersi sul mercato. Cercare di comprendere quali siano i loro desideri e le loro esigenze può davvero fare la differenza per la tua azienda. Porsi in modo empatico nei confronti del cliente, mettersi nei suoi panni o, come dicono in America, “camminare un miglio con le sue scarpe” trasmette il messaggio che dietro il marchio ci sono delle persone vere, a cui può dare fiducia.  E che saranno pronte ad ascoltarlo.

Grazie alla tecnologia, al web e soprattutto all’avvento dei social media, un consumatore non è più una figura passiva, ma una persona con un mondo intorno che ha l’opportunità di far sentire la propria voce. Tapparsi le orecchie sarebbe non solo un grave errore, ma anche un modo per non riconoscere la necessità di un cambiamento fondamentale per restare al passo con i tempi.

L’empatia per il customer care

Empatia come punto di forza per il businessSi tende a credere che un buon customer service debba semplicemente risolvere eventuali problematiche per fornire un servizio soddisfacente. Non è così: il vero obiettivo è riuscire a offrire al cliente un’esperienza assolutamente positiva, che possa essere ricondotta al brand.

Mettersi nei panni del cliente che sta sperimentando una situazione spiacevole, inoltre, aiuta anche a svolgere meglio il lavoro, perché permette di capire più velocemente come intervenire. Non sempre però è possibile accontentare il cliente, per tutta una serie di variabili.

L’importante è però mostrargli come l’impegno e l’interesse non siano mancati, nonostante non si sia riusciti ad arrivare a una risoluzione. L’empatia quindi è una caratteristica da prendere in considerazione quando si cercano collaboratori per la propria impresa, come abbiamo già spiegato in un post precedente.

Un business che vuole essere competitivo e vincente include sicuramente l’empatia tra i suoi punti di forza.

 

Collaborazione e cooperazione: la necessità per la tua azienda di far leva su entrambe

collaborazione e cooperazione, le tessere di un puzzle
Spesso  i termini collaborazione e cooperazione vengono usati impropriamente come sinonimi. In realtà, esistono delle differenze sostanziali ma entrambi i termini vanno ad identificare comportamenti del team vitali per lo sviluppo e la solidità dell’impresa.

La cooperazione implica il compimento di azioni coordinate volte al raggiungimento di un fine comune ma svolgendo autonomamente le singole attività, che come pezzi di un puzzle andranno a incastrarsi per raggiungere il risultato finale condiviso dai diversi membri. Si tratta di un insieme di processi e strategie che permettono al gruppo di lavorare insieme ma mantenendo la propria individualità professionale nettamente definita. La cooperazione è caratterizzata, generalmente,  dalla presenza di un supervisore o coordinatore che tiene le fila del processo, coordina le risorse  e ne risponde.

Caratteristiche della cooperazione

  1. Elevata interdipendenza tra i componenti e i diversi compiti
  2. Responsabilità di ogni singolo membro
  3. Co-decisione e coordinamento

 

La collaborazione si sostanzia nel lavorare insieme non sulla singola operazione o compito ma sull’intero lavoro e su ogni parte del processo volto a raggiungere l’obiettivo. Ogni membro segue tutte le fasi del processo e ne ha una visione di insieme. La collaborazione è l’elemento di partenza nell’avvio di un progetto, in quanto è presente già nel momento in cui si compiono le scelte e si scelgono gli indirizzi e le linee da seguire.

Per una collaborazione di successo

  1. L’accordo e il perseguimento di un obiettivo comune
  2. L’unione delle competenze individuali dei singoli membri a beneficio del team
  3. L’accettazione dei ruoli e l’assunzione di responsabilità di gruppo

Il Randstad Workmonitor, l’indagine realizzata nel terzo trimestre 2014 da Randstad, rileva che lo spirito collaborativo non è innato ma si sviluppa nella pratica, i datori di lavoro dovrebbero favorirlo anche attraverso adeguati strumenti che oggi la tecnologia permette, basti pensare ai casi in cui vi sono sedi aziendali distaccate, la possibilità di collaborare in tempo reale a distanza oggi è possibile e molto utile.

Le prestazioni di un team collaborativo sono migliori, pertanto incoraggiare la collaborazione anche attraverso meccanismi incentivanti che premiano il team nella sua interezza non può che migliorarne le performance a beneficio dell’intera azienda.

E’ bene cercare di lasciare sepolte nel passato le tecniche che incentivavano i dipendenti a una competizione individuale esagerata e cercare di incanalare i loro sforzi in attività che favoriscono la coesione del gruppo e del gioco di squadra.

Cooperare non è meno importante, all’interno di uno stesso progetto possono esservi fasi che vanno gestite in autonomia. Come in una catena di montaggio ogni azione è legata alla successiva, far parte di un team che crede nella collaborazione e cooperazione permette di superare le difficoltà incontrate dal singolo membro e di trovare insieme soluzioni appropriate. In questo modo è possibile ottimizzare i tempi ed essere più performanti.

 

 

Storytelling (lifetelling) e brand reputation: Amaro Montenegro docet

Business Storytelling

Ogni azienda ha una storia da raccontare…
Lo storytelling  è un metodo vincente per comunicare efficacemente e rafforzare la percezione dell’identità aziendale nel cliente, attuale o potenziale, coinvolgendolo emotivamente.

In precedenti articoli abbiamo affrontato il tema dello storytelling ed evidenziato l’importanza che questo metodo di comunicazione assume per la brand reputation e la creazione dell’engagement con il cliente.

Il business storytelling, per quanto salito alla ribalta in tempi abbastanza recenti, in realtà, è qualcosa che alcune imprese conoscono e utilizzano da tempo.

Per alcune aziende, il cui brand è conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, come ad esempio Ikea e Coca Cola o Red Bull, lo storytelling è il pane quotidiano. Nelle loro campagne di comunicazione hanno scelto dei punti sui quali focalizzarsi e intorno ad essi hanno lavorato creando spot pubblicitari capaci di coinvolgere il pubblico, rafforzando ulteriormente la loro già forte presenza sul mercato.

Senza andare lontano però, anche in Italia abbiamo case history di successo, tra cui l’esempio di Montenegro Srl, rinomata produttrice del noto Amaro Montenegro.

Azienda storica nata alla fine del 1800, dopo la grande guerra, ha ricominciato la sua ascesa per arrivare negli anni ’80 del secolo scorso ad affermarsi stabilmente sul mercato grazie alle sue campagne promozionali che hanno conquistato il cuore degli italiani, grazie ai messaggi di amicizia, solidarietà e spirito di gruppo veicolati nei suoi spot.

L’azienda, anziché focalizzare i suoi messaggi pubblicitari sul prodotto, lo ha contestualizzato in vicende umane in cui emergono sentimenti di amicizia e unione e, ad obiettivo raggiunto i protagonisti dello spot si concedevano in premio un buon Amaro…Montenegro.

Storytelling Banner

Il messaggio veicolato si è insinuato a tal punto nella mente del pubblico da far diventare il marchio noto anche al dilà della cerchia dei consumatori del prodottoe e talvolta oggetto di qualche di un po’ di bonaria ironia nelle situazioni complicate: ”questa è una sfida da Amaro Montenegro”. Per gente comune capace di compiere eroiche gesta, insomma. Proprio come negli spot.

Per il suo 130° compleanno, Amaro Montenegro, ha deciso di portare nei suoi spot ”eroi veri”, membri di associazioni no-profit che lottano ogni giorno per la protezione dell’ambiente, delle persone e degli animali.

Questo è stato il salto che ha permesso allo storytelling di evolversi e diventare un racconto di vita reale. Lo spot ha donato visibilità agli enti no-profit e mostrato il loro lavoro quotidiano e attraverso un meccanismo di condivisione sui social, le organizzazione si sono aggiudicate, in base ai voti ottenuti, il contributo di 130.000 euro donato da Amaro Montenegro.

Il caso di Amaro Montenegro ci fa capire che il mondo in continua evoluzione richiede cambiamenti anche nelle strategie aziendali. Lo storytelling seppur è stato e continua ad essere uno strumento efficace per l’engagement con il cliente e lo guida verso il nostro brand nelle sue scelte di acquisto, si è arrivati al punto in cui è necessario che diventi più concreto e aperto, sopratutto utili in altri meritevoli ambiti.

L’iniziativa di Montenegro ha avuto un successo doppio, rivelandosi un toccasana per le casse delle associazioni coinvolte, spesso troppo vuote, ma anche per il brand promotore, che ha saputo rafforzare i valori su cui da sempre fa leva, migliorando la relazione con i clienti e acquisendone di nuovi, creando un beneficio di lungo periodo.

L’importanza di un team cross-funzionale nelle strategie di prodotto e marketing

team cross funzionale

Quando le aree di un’azienda non comunicano tra di loro si rischia di incorrere in danni notevoli per l’impresa, che si riflettono anche sul cliente. L’effetto silos è assolutamente da evitare. La soluzione ottimale e creare un team cross-funzionale.

Una struttura organizzativa che relega i membri del proprio team in aree separate e indipendenti rischia di compromettere la comunicazione e la collaborazione tra le risorse dell’impresa.

Un’azienda è un sistema, e come tale, vive di diversi elementi che si combinano e si storage silosincastrano al fine di raggiungere gli obiettivi aziendali. Affinché il sistema possa  funzionare bene, è necessario cooperare e favorire un’idonea comunicazione per il corretto passaggio delle informazioni.

Stoccare le competenze dei propri collaboratori in silos a sé stanti non permette l’evoluzione del proprio team e la nascita di sinergie che possono rendere l’impresa competitiva in mercati, oggi, sempre più complessi e all’avanguardia.

Per quanto una strategia di prodotto o di marketing possa essere ben strutturata, affinché la sua realizzazione possa risultare vincente, è necessario creare un gruppo di lavoro multifunzionale.

Che cos’è un team cross-funzionale?

Un team cross-funzionale è composto da persone che svolgono diverse funzioni all’interno dell’impresa, provengono infatti dalle diverse aree aziendali. Comporre un team multifunzione permette di unire competenze trasversali, riuscendo così a individuare in modo più efficiente la soluzione ad un problema oppure formulare proposte innovative in merito a sviluppi futuri dell’azienda.

Ogni componente del gruppo di lavoro, nella sua area abituale, avrà competenze specifiche che metterà a frutto nel team al fine di realizzare un progetto o sviluppare un prodotto. In questo modo si avranno a disposizione specialisti per ogni determinata funzione che collaborando insieme apporteranno valore aggiunto al gruppo.

Un’impresa può optare per diversi approcci alla metodologia del team cross-funzionale. Un primo approccio consiste nel ‘prendere in prestito’ dai diversi reparti i membri selezionati invitandoli a lavorare nel team multifunzione, una volta che i collaboratori hanno apportato il loro contributo ritorneranno a rivestire il loro ruolo nella propria area funzionale.

Un approccio alternativo consiste invece nel frazionare la giornata lavorativa in momenti prestabiliti e fissi. Ad esempio, la mattina il collaboratore si occuperà delle sue mansioni tradizionali e nel pomeriggio, al rientro dalla pausa pranzo, si dedicherà al progetto e al lavoro in team con i colleghi delle altre aree.

connectSia nel primo che nel secondo caso, in pratica, è come se si venisse a creare un’ulteriore area funzionale, che riesce a fungere da cuscinetto e anello di congiunzione tra i diversi reparti, favorendo il flusso informativo e creando un legame diretto tra le aree che converge infine nel gruppo di lavoro.

Rompere la struttura ”a silos” e creare un team cross-funzionale permette una maggiore adattabilità ai cambiamenti del mercato e la conseguente risposta repentina di fronte a eventuali criticità sorte. All’interno di un team multifunzione si sviluppa coesione, basata sul rispetto reciproco, la collaborazione e il riconoscimento del contributo in specializzazione apportato da ognuno.

 

 

 

  

Personas: cosa sono e perché sono importanti per il tuo business

personas

Conoscere tutti i propri consumatori sarebbe l’ideale, ciò ovviamente non è possibile ma in nostro aiuto arrivano le ”personas” attraverso le quali possiamo dare un volto ai nostri clienti.

” Un buon marketer vede i consumatori come esseri umani completi, con tutte le sfaccettature proprie delle persone reali.”
                                                                                                                                                                  (Jonah Sachs)

No, non c’è un errore nel titolo, non mi sono sbagliata, volevo scrivere esattamente quello che ho scritto, ”personas”, e non persona o persone…

Bene, allora se non ci sono errori e questo termine è scritto in modo corretto… cosa sono le personas?

Si tratta di ”personaggi” fittizi che vengono creati  sulla base di dati, demografici e comportamentali, che ”impersonano” i tuoi clienti tipo. Per quanto siano immaginari rispecchiano molto la realtà in quanto vengono creati partendo da dati reali.

Lavorare con le personas è l’evoluzione naturale della nota targettizzazione del mercato, rispetto al passato, però, oggi disponiamo di una miriade di informazioni in più.

L’avvento dei social e della tecnologia ha fatto si che con la condivisione ogni giorno si crei un flusso personasdi informazioni inimmaginabile che, opportunamente filtrato, serve su un piatto d’argento il profilo del consumatore tipo.

Basti pensare che anche chi non ha conoscenza alcuna di marketing e di segmentazione del mercato, dal profilo facebook di una qualsiasi persona, a meno che quest’ultima non abbia ”blindato” la propria pagina sotto l’aspetto della privacy, può sapere quali sono i suoi piatti preferiti, le mete di viaggio che ama, che musica ascolta e che genere di film va a guardare al cinema.

Se una persona qualunque riesce ad ottenere tutte queste informazioni, è facile intuire con quale precisione è possibile profilare un ipotetico consumatore tipo avvalendosi di appositi strumenti e tecniche.

Perché è importante definire le personas?

personasGrazie al metodo delle personas, ti sarà più facile comprendere i tuoi clienti, attuali o potenziali. A livello di progettazione dei prodotti o dei servizi che offri già o intendi offrire, riuscirai a predisporre un’offerta mirata a soddisfare le esigenze dei clienti e in alcuni casi, ad anticipare quelle che diverranno tendenze di successo in futuro.

Sotto l’aspetto della comunicazione, potrai creare contenuti personalizzati sulla base dei gusti, delle preferenze di acquisto e del carattere delle diverse tipologie di utenti. Creare le personas, a livello operativo, ti permetterà di:

  1. Definire al meglio il tuo piano marketing allocando le risorse in campagne mirate che ti garantiranno un maggior tasso di conversione;
  2. Riallocare e gestire in ottica funzionale le risorse umane componenti il tuo team;
  3. Individuare il linguaggio che le tue personas usano e utilizzarlo a tua volta per parlar loro in una lingua comune;
  4. Segmentare in modo accurato il tuo database dei contatti e avvalertene per l’email marketing;
  5. Progettare una linea editoriale mirata da seguire sul blog/sito aziendale.

Come creare delle personas?

Affinché l’impiego del metodo delle personas possa esserti davvero utile, il profilo dei clienti va sviluppato in modo accurato, sulla base di informazioni reali, attendibili e approfondite.

I dati che utilizzerai dovranno essere dati reali e aggiornati. L’impiego che ne farai dovrà rispettare i criteri dell’inferenza statistica ma non solo, dovrai essere capace di cogliere quelle sfumature che sfuggono alle regole dei grandi numeri.

Sì, ma come?

Nel prossimo articolo parleremo proprio delle tecniche e degli strumenti utilizzati per definire le personas…

Stay tuned!

 

Digital Transformation: quando il cambiamento è necessario

digital transformation, dipendente al lavoro da un device mobile

Innovare è necessario alla sopravvivenza dell’impresa, la digital transformation riguarda tutte le aziende e nessuna può esimersi dal realizzarla a meno che non voglia uscire dal mercato.

L’insieme di cambiamenti, prevalentemente di natura tecnologica, organizzativa, culturale e manageriale che l’azienda intraprende al fine di rimodellare la propria offerta e divenire più competitiva e vicina alle aspettative del mercato prende il nome di Digital Transformation o trasformazione digitale.

Il processo di digital transformation seppur avviato con lo sviluppo di nuove tecnologie e strumenti tecnologici non si limita al loro solo utilizzo, affinché il processo di cambiamento possa funzionare bisogna coinvolgere tutto il sistema aziendale, dando rilevanza alla condivisione e alla trasparenza in modo da includere, incentivandoli, tutti i collaboratori aziendali.

Il concetto di digital trasformation non riguarda soltanto un cambiamento ”fisico”, ad esempio come quello che avviene con la dematerializzazione, il cambiamento nell’era digitale coinvolge tutte le aree aziendali. L’approccio da attuare è finalizzato a cercare di far convergere flussi informativi e sistemi aziendali, informazioni vitali all’azienda che ogni giorno mediante le reti passano dal web.

La dematerializzazione si pone come obiettivo la semplificazione dei processi aziendali, aumentandone l’efficienza e riducendo al massimo le attività manuali. La digital transformation implica l’integrazione tra tutti i portatori di interessi dell’azienda in modo da poter lavorare meglio e in modo armonioso e sinergico.

I vantaggi che si possono ottenere da un processo di digital transformation sono molteplici, si possono raggiungere più alti livelli di efficienza, una migliore operatività e velocità a costi più contenuti, il tutto si riflette anche sui prodotti e servizi offerti che risultano pertanto migliori e a prezzi più competitivi.

Digital transformation: complessa ma indispensabile

Il processo di digital transformation, non è una missione impossibile ma neanche un gioco da ragazzi… è una priorità per le aziende e allo stesso tempo una grande sfida da affrontare per ogni realtà imprenditoriale.

Stiamo parlando di adottare misure volte al cambiamento dell’azienda al fine di realizzare la digital transformation, se da un lato è vero che l’azienda deve attivamente adottare questi cambiamenti a livello organizzativo e sotto l’aspetto dei processi, dall’altro, più che un ruolo attivo, le imprese sono trainate in questo processo di cambiamento  dalle persone.

Le imprese di oggi si trovano a dover soddisfare clienti sempre più informati ed esigenti. E’ l’utente finale che detta le regole, i clienti vogliono sempre una maggiore libertà di scelta di prodotti e servizi, e ciò costringe le aziende a dare il massimo al fine di fidelizzare il cliente. Con l’offerta presente oggi sul mercato, per un azienda non è affatto semplice affermarsi sul mercato.

Cambia anche il modo di fare pubblicità: è una società liquida che è sempre in movimento, un costoso messaggio pubblicitario passato in tv al giorno d’oggi viene visto da meno potenziali clienti rispetto ad altri canali quali ad esempio i social. Inoltre attraverso questi mezzi si riesce a lasciare un segno più profondo nella memoria dell’utente in quanto il messaggio pubblicitario è veicolato mediante gli stessi canali di condivisione dell’utente.

Al tempo dei social per i brand è diventato più che mai decisivo condividere informazioni utili e veritiere con la propria audience e mantenere aperto un dialogo con i propri clienti e prospect. La comunicazione insomma è bene che sia il più possibile bidirezionale e senza falle (i social non perdonano – ndr). Anzi lo sforzo deve essere quello di stimolare continuamente l’interazione e la partecipazione attiva degli utenti, mantenendonone alto l’interesse attraverso contenuti di qualità e mostrando trasparenza massima, combinazione che – è ormai pacifico – rappresenta il messaggio promozionale di gran lunga più convincente ed efficace.